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Santuario del Pilastrello - IL BAGNO
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Il Bagno è il luogo dove nel Cinquecento accaddero i fatti miracolosi che portarono all'origine e alla crescita della devozione per la Madonna nera. Intorno alla fonte miracolosa fu scavato un pozzo, dal quale con una piccola canaletta si portò l'acqua a un bagno, chiuso da muro, per consentire agli ammalati di immergersi al riparo dagli sguardi.
Le prime notizie sull'esistenza del "Bagno", da cui scaturiva la fonte miracolosa, ci sono fornite dal Riccobuono: «l'anno del Signore 1576 a noi fu l'ano del giubileo, ma quell'anno fu fatto un pozzo a quell'acqua miracolosa, con un canaletto, che portasse l'acqua in un altro loco cinto di mura, che si chiama il bagno della Madonna, et il pozzo della Madonna» (P. Pizzamano, 1992, pag. 287).
L'ingresso rappresenta per il fedele un momento di purificazione, dove il pellegrino, già in armonia con Dio attraverso la preghiera, giunge, per intercessione della Madonna, alla remissione delle proprie colpe purificandosi con l'acqua della fonte miracolosa.
Si accede al Bagno dalla navata sinistra della chiesa attraverso la porta situata tra il secondo altare e il transetto, entrando in un volume, di forma allungata, posto ortogonalmente alla chiesa e completamente indipendente dall'impianto spaziale della chiesa stessa.
L'odierna composizione architettonica è quella voluta dal rettore e architetto don Giacomo Baccari che, contemporaneamente agli altri interventi all'interno del Santuario, fece riedificare il Bagno tra il 1816 e il 1818. Con l'intervento del Baccari l'accesso al Bagno è mediato dalla presenza di un atrio, elemento di filtro tra il luogo sacro del Santuario e il luogo della purificazione.
L'atrio, in origine di forma allungata, è caratterizzato da alcuni elementi architettonici, quali gli stipiti della porta di accesso e le colonne che sostengono le arcate. Per quanto riguarda gli stipiti si tratta di paraste in pietra scolpite a bassorilievo che risalgono con ogni probabilità alla fase di trapasso tra il Medioevo e il Rinascimento; le loro decorazioni fanno riferimento agli stilemi della scuola lombarda. Quasi simmetricamente alla porta di ingresso al Bagno, un altro portale segna un accesso laterale della chiesa, posto sul fianco destro (in questo locale, entro un piccolo tabernacolo posto su un altare, c'è la raffigurazione di Maria Bambina, plasmata nella cera nel 1741 da Isabella Fornari, clarissa, abbadessa del monastero di Todi).
Le prime notizie sull'esistenza del "Bagno", da cui scaturiva la fonte miracolosa, ci sono fornite dal Riccobuono: «l'anno del Signore 1576 a noi fu l'ano del giubileo, ma quell'anno fu fatto un pozzo a quell'acqua miracolosa, con un canaletto, che portasse l'acqua in un altro loco cinto di mura, che si chiama il bagno della Madonna, et il pozzo della Madonna» (P. Pizzamano, 1992, pag. 287).
L'ingresso rappresenta per il fedele un momento di purificazione, dove il pellegrino, già in armonia con Dio attraverso la preghiera, giunge, per intercessione della Madonna, alla remissione delle proprie colpe purificandosi con l'acqua della fonte miracolosa.
Si accede al Bagno dalla navata sinistra della chiesa attraverso la porta situata tra il secondo altare e il transetto, entrando in un volume, di forma allungata, posto ortogonalmente alla chiesa e completamente indipendente dall'impianto spaziale della chiesa stessa.
L'odierna composizione architettonica è quella voluta dal rettore e architetto don Giacomo Baccari che, contemporaneamente agli altri interventi all'interno del Santuario, fece riedificare il Bagno tra il 1816 e il 1818. Con l'intervento del Baccari l'accesso al Bagno è mediato dalla presenza di un atrio, elemento di filtro tra il luogo sacro del Santuario e il luogo della purificazione.
L'atrio, in origine di forma allungata, è caratterizzato da alcuni elementi architettonici, quali gli stipiti della porta di accesso e le colonne che sostengono le arcate. Per quanto riguarda gli stipiti si tratta di paraste in pietra scolpite a bassorilievo che risalgono con ogni probabilità alla fase di trapasso tra il Medioevo e il Rinascimento; le loro decorazioni fanno riferimento agli stilemi della scuola lombarda. Quasi simmetricamente alla porta di ingresso al Bagno, un altro portale segna un accesso laterale della chiesa, posto sul fianco destro (in questo locale, entro un piccolo tabernacolo posto su un altare, c'è la raffigurazione di Maria Bambina, plasmata nella cera nel 1741 da Isabella Fornari, clarissa, abbadessa del monastero di Todi).
Sono probabilmente di recupero ed antiche anche le otto colonne di broccatello rosso di Verona, con capitelli decorati con motivi floreali di matrice estense, impostate su alti basamenti che organizzano spazialmente l'atrio del Bagno e ne sostengono le arcate e le volte.
I due vani laterali dell'atrio sono stati arretrati nel 1922. Da un lato è ospitato ilPilastrello con la fonte miracolosa con la fonte miracolosa, dall'altro ci si collega al cortile interno del monastero. I finestroni e le porte in ferro battuto di questi vani sono stati realizzati nel 1928.
Il Pilastrello in marmo finemente lavorato, posto nel vano a sinistra, racchiude quattro nocchie al cui interno, dalla bocca di quattro angeli, sgorga l'acqua della sorgente. E' stato disegnato dall'architetto Domenico Rupolo di Venezia e realizzato dallo scultore Policrono Carletti nel 1909. Ha sostituito la precedente fonte che dal 1818 consisteva in un solo blocco di rosso veronese. Il Carletti è anche l'autore della Madonna in bronzo del 1910 posta al di sopra del Pilastrello a coronamento della fonte miracolosa. Queste opere, in precedenza poste al centro della Cappella del Bagno di fronte alla vasca, furono qui spostate nel 1921 durante i lavori di restauro del Bagno realizzati per volontà di don Celestino Colombo.
Sempre nell'atrio possiamo vedere una lapide del 1604 («Superba edificò già in Delfo e Delo/la Grecia moli eccelse et hor sepote/giacion tra sterpi e tra le spine involte/ma questa è eterna che fa strada al cielo/MDCIIII») e un'altra del 1977 con i nomi di tutti i rettori del Santuario ed il busto di don Giacomo Baccari.
L'ingresso alla Cappella del Bagno avviene attraverso un arco sostenuto da due colonne tortili in broccatello di antica lavorazione decorate da stemmi in rilievo. Per la nuova sistemazione del Bagno don Baccari ideò un tempietto a tre navate, la cui tripartizione è attuata dalla presenza di 10 colonne di ordine composito che poggiano su piedistalli e che sostengono le arcate e le volte. Tali colonne, allineate a quelle presenti nell'atrio, allungano visivamente la prospettiva della Cappella del Bagno, così da prolungare il raggiungimento dell'elemento principale custodito nella Cappella: la vasca d'acqua miracolosa.
La navata centrale della Cappella, ritmata dalle colonne, è scandita da volte a crociera con costoloni in rilievo in evidenza sullo sfondo scuro; le due navate laterali sono invece ripartite da spazi con piccole volte a botte con riquadri decorati. Le prime sei colonne sono di marmo bianco e nero, mentre le quattro successive, antiche, sono di una pietra grigia. In questo punto, dove la sequenza delle colonne presenta tale interruzione anche cromatica, è localizzato il Bagno ovvero una vasca a forma di ottagono, inizialmente costituita da lastroni di marmo di Verona e delimitata da sei gradini e da una cancellata di ferro battuto. E' evidente come la vasca ottagonale, contenente l'acqua miracolosa, sia riconducibile al rito battesimale che rappresenta la purificazione dai peccati. Nello stesso tempo il battesimo, come testimoniato dalle Sacre Scritture, si identifica anche con la morte e con la resurrezione, così come l'ottagono, nella simbologia numerologica di vari autori paleocristiani, rappresenta la salvezza e la rinascita.
Nel 1909, in occasione del IV centenario della prima manifestazione della Madonna, il Bagno venne dotato di una vasca monolitica in marmo di Carrara disegnata dall'architetto Rupolo. Nel 1911 venne posto in opera il pavimento in marmo di Carrara, mentre nel 1929 si riverstirono in marmo le pareti del Bagno e vennero realizzati i quattro angeli di marmo che versano acqua nella vasca monolitica.
Le dodici volte a botte delle navate laterali della Cappella riquadrano le dodici tele con iMiracoli della Madonna di Giovanni Baccari. Queste tele realizzate tra il 1855 e il 1862 sostituiscono i prodigi affrescati nel 1823 da Giovanni Fassini (che aveva decorato i chiaroscuro anche la volta della Cappella) che si erano rovinati a causa dell'umidità.
I dipinti presenti nei riquadri laterali testimoniano i momenti principali collegati alla devozione verso la Madonna del Pilastrello. Essi raffigurano lungo la parete destra: l'Incoronazione della miracolosa immagine il XXV settembre MDCXCV; la Preservazione di Lendinara dalla peste (MDCXXX); il Trasporto della sacra immagine al tempio di Maria Vergine il XIV maggio MCLXXVII; la Fondazione del Tempio di Maria Vergine (MDLXXII); ilProdigio dell'acqua cangiata in color sanguigno nella erezione del primo capitello l'anno MCDLXX - VI; l'Invenzione del prodigioso simulacro della Maria Vergine avvenuta l'anno MDIX.
Lungo le pareti della navata sinistra; La sacra immagine illesa dal fuoco il XXVIII luglio MDCCXXX; la Liberazione degli animali bovini dalla peste 1 dicembre MDCCXL - VIII; laDonzella prodigiosamente sottratta agli insidiatori (MDXCI); la Giovanetta con stupendo miracolo risuscitata da Maria Santissima nel MDXCII; Bimbato Maria affogata nel Canal Bianco salvata dalla Beata Vergine il IX luglio MDXCII.
La tavola di Adamo e la visione dell'Immacolata Concezione è invece del pittore Antonio Maria Nardi che la eseguì nel 1939.
I due vani laterali dell'atrio sono stati arretrati nel 1922. Da un lato è ospitato ilPilastrello con la fonte miracolosa con la fonte miracolosa, dall'altro ci si collega al cortile interno del monastero. I finestroni e le porte in ferro battuto di questi vani sono stati realizzati nel 1928.
Il Pilastrello in marmo finemente lavorato, posto nel vano a sinistra, racchiude quattro nocchie al cui interno, dalla bocca di quattro angeli, sgorga l'acqua della sorgente. E' stato disegnato dall'architetto Domenico Rupolo di Venezia e realizzato dallo scultore Policrono Carletti nel 1909. Ha sostituito la precedente fonte che dal 1818 consisteva in un solo blocco di rosso veronese. Il Carletti è anche l'autore della Madonna in bronzo del 1910 posta al di sopra del Pilastrello a coronamento della fonte miracolosa. Queste opere, in precedenza poste al centro della Cappella del Bagno di fronte alla vasca, furono qui spostate nel 1921 durante i lavori di restauro del Bagno realizzati per volontà di don Celestino Colombo.
Sempre nell'atrio possiamo vedere una lapide del 1604 («Superba edificò già in Delfo e Delo/la Grecia moli eccelse et hor sepote/giacion tra sterpi e tra le spine involte/ma questa è eterna che fa strada al cielo/MDCIIII») e un'altra del 1977 con i nomi di tutti i rettori del Santuario ed il busto di don Giacomo Baccari.
L'ingresso alla Cappella del Bagno avviene attraverso un arco sostenuto da due colonne tortili in broccatello di antica lavorazione decorate da stemmi in rilievo. Per la nuova sistemazione del Bagno don Baccari ideò un tempietto a tre navate, la cui tripartizione è attuata dalla presenza di 10 colonne di ordine composito che poggiano su piedistalli e che sostengono le arcate e le volte. Tali colonne, allineate a quelle presenti nell'atrio, allungano visivamente la prospettiva della Cappella del Bagno, così da prolungare il raggiungimento dell'elemento principale custodito nella Cappella: la vasca d'acqua miracolosa.
La navata centrale della Cappella, ritmata dalle colonne, è scandita da volte a crociera con costoloni in rilievo in evidenza sullo sfondo scuro; le due navate laterali sono invece ripartite da spazi con piccole volte a botte con riquadri decorati. Le prime sei colonne sono di marmo bianco e nero, mentre le quattro successive, antiche, sono di una pietra grigia. In questo punto, dove la sequenza delle colonne presenta tale interruzione anche cromatica, è localizzato il Bagno ovvero una vasca a forma di ottagono, inizialmente costituita da lastroni di marmo di Verona e delimitata da sei gradini e da una cancellata di ferro battuto. E' evidente come la vasca ottagonale, contenente l'acqua miracolosa, sia riconducibile al rito battesimale che rappresenta la purificazione dai peccati. Nello stesso tempo il battesimo, come testimoniato dalle Sacre Scritture, si identifica anche con la morte e con la resurrezione, così come l'ottagono, nella simbologia numerologica di vari autori paleocristiani, rappresenta la salvezza e la rinascita.
Nel 1909, in occasione del IV centenario della prima manifestazione della Madonna, il Bagno venne dotato di una vasca monolitica in marmo di Carrara disegnata dall'architetto Rupolo. Nel 1911 venne posto in opera il pavimento in marmo di Carrara, mentre nel 1929 si riverstirono in marmo le pareti del Bagno e vennero realizzati i quattro angeli di marmo che versano acqua nella vasca monolitica.
Le dodici volte a botte delle navate laterali della Cappella riquadrano le dodici tele con iMiracoli della Madonna di Giovanni Baccari. Queste tele realizzate tra il 1855 e il 1862 sostituiscono i prodigi affrescati nel 1823 da Giovanni Fassini (che aveva decorato i chiaroscuro anche la volta della Cappella) che si erano rovinati a causa dell'umidità.
I dipinti presenti nei riquadri laterali testimoniano i momenti principali collegati alla devozione verso la Madonna del Pilastrello. Essi raffigurano lungo la parete destra: l'Incoronazione della miracolosa immagine il XXV settembre MDCXCV; la Preservazione di Lendinara dalla peste (MDCXXX); il Trasporto della sacra immagine al tempio di Maria Vergine il XIV maggio MCLXXVII; la Fondazione del Tempio di Maria Vergine (MDLXXII); ilProdigio dell'acqua cangiata in color sanguigno nella erezione del primo capitello l'anno MCDLXX - VI; l'Invenzione del prodigioso simulacro della Maria Vergine avvenuta l'anno MDIX.
Lungo le pareti della navata sinistra; La sacra immagine illesa dal fuoco il XXVIII luglio MDCCXXX; la Liberazione degli animali bovini dalla peste 1 dicembre MDCCXL - VIII; laDonzella prodigiosamente sottratta agli insidiatori (MDXCI); la Giovanetta con stupendo miracolo risuscitata da Maria Santissima nel MDXCII; Bimbato Maria affogata nel Canal Bianco salvata dalla Beata Vergine il IX luglio MDXCII.
La tavola di Adamo e la visione dell'Immacolata Concezione è invece del pittore Antonio Maria Nardi che la eseguì nel 1939.
La Cappella del Bagno è inoltre anche il luogo dei ringraziamenti per la bontà della Vergine. La memoria dell'antico capitello che ospitava la sacra immagine si concretizza nell'altare in marmo di Carrara intarsiato in rosso di Francia posto oltre la vasca del Bagno, nell'abside della cappella, incorniciato da quattro colonne, due delle quali in pietra grigia. Qui si venera l'immagine della Madonna circondata dagli ammalati.